La canapa: un po’ di storia



Per migliaia di anni la canapa è stata una delle coltivazioni più importanti per l’umanità, utilizzata per numerosi impieghi, sia come pianta per produrre tessuti, corde e carta, sia come pianta medicinale per le sue proprietà curative, antibatteriche e lenitive.

La prima Bibbia di Gutemberg venne stampata su carta di canapa importata dall’Italia. Le vele delle caravelle di Cristoforo Colombo furono realizzate con la canapa. La stoffa dei primi jeans era di cotone mescolato alla canapa. Per migliaia di anni, il 90% delle vele e delle corde di tutte le navi vennero realizzate in canapa: la parola “canvas”, tela in inglese, deriva infatti dal latino cannabis.

La coltivazione della canapa coincide con la nascita dell’agricoltura, a partire da 10.000 anni prima di Cristo, nei luoghi e presso le civiltà dei grandi fiumi, l’Hwang-Ho (Fiume Giallo) in Cina, l’Indo e il Gange in India, il Tigri e l’Eufrate in Mesopotamia e il Nilo in Egitto.

Per quel che riguarda la Cina, nel 1921, l’archeologo Andersson J. G. scoprì un villaggio neolitico appartenente alla cultura Yang-shao, nella provincia di Honan. Gli scavi archeologici portarono alla luce numerosi vasi di ceramica i cui lati erano decorati con delle corde che erano state posizionate sull’argilla ancora bagnata; tali decorazioni erano state realizzate usando corde di canapa. Questi primi vasi decorati furono datati 4.000/3.500 anni a.C.. Fra i reperti archeologici degli scavi che si susseguirono per decenni, oltre ai vasi, vennero ritrovati diversi strumenti per tessere e cucire avvalorando così la tesi che i cinesi usarono la pianta di canapa sin dagli albori della loro storia.

Il Pên-ts’ao Ching, il più antico testo cinese sui farmaci, che include 365 medicine derivate da minerali, piante e animali, cataloga centinaia di erbe medicinali o velenose su cui si basa la medicina tradizionale cinese. Il suo autore è sconosciuto e probabilmente fu scritto durante la dinastia Han nel I o II secolo d.C., ma riporta tradizioni molto più antiche. Nel Pên-ts’ao Ching viene riportato che la canapa cresceva selvatica attorno al monte T’ai (monte che si trova nell’attuale provincia di Shangtung), e che da lì l’uomo la diffuse in tutta l’Asia mediante la sua coltivazione.

Nella cultura cinese la parola cannabis è raffigurata dall’ideogramma Ma:

Esso è composto da due parti che rappresentano delle piante di canapa appese ad essiccare sotto un tetto.

La scoperta che più fili intrecciati erano più forti e resistenti dei singoli filamenti rivoluzionò l’abbigliamento umano (fino a quel momento fatto di pelli di animali) e portò allo sviluppo della filatura e della tessitura.

Così la fibra di canapa fu scelta per i primi indumenti, assumendo un ruolo importante nell’antica cultura cinese.

Alcuni studi archeologici dimostrano che, proprio in Cina, all’inizio del II secolo d.C., sia stata realizzata la prima carta fatta con la canapa.

Nell’antico Egitto i ritrovamenti archeologici testimoniano che la più antica descrizione della Cannabis la si ha intorno al 2.350 a.C., in un’iscrizione ritrovata in una piramide nella quale si citano corde fatte con la canapa. Sappiamo che la canapa veniva utilizzata In Egitto anche per fini medici.

Allo stesso periodo risalgono ritrovamenti di stoffa di canapa in Mesopotamia.

La canapa, attraverso il popolo nomade degli Sciti, che vissero fra il VII secolo a.C. e il III secolo d.C. attorno al Mar Nero, arrivò anche all’Antica Grecia.

Erodoto, il primo storiografo antico (V secolo A.C.) racconta, nelle Historie, che gli Sciti coltivavano una pianta spontanea, molto simile al lino, che per spessore e grandezza superava molto la pianta del lino e che veniva utilizzata per tessere vesti molto raffinate.

Dall’Asia, attraverso i commerci e gli spostamenti delle tribù di nomadi, la canapa si diffuse in tutta l’Europa Antica. Impronte di semi di canapa sono state individuate nei pavimenti di argilla di un sito archeologico in Ucraina, con datazione al 5.300-3.500 a.C.  In Romania e poi in tutta Europa si diffuse la coltivazione di questa pianta testimoniata da tracce di semi, pollini e tessuti.

La canapa in Italia

Per quanto riguarda il territorio italiano, in Emilia Romagna sono stati ritrovati pollini di canapa in tre diversi siti risalenti a 4.500-4.000 a.C.

Nel Canavese, ampia area pedemontana del Piemonte, sono state trovate tracce di canapa in pipe preistoriche. Il nome stesso del territorio Canavese, è un richiamo esplicito alla Canapa. 

Dal VII secolo a.C. gli Etruschi, popolo specializzato nell’agricoltura, influenzarono la tecnica agricola del territorio emiliano con innovative pratiche colturali che vedevano la canapa in primo piano.

Gli Etruschi utilizzavano la canapa come coltivazione utile ad arricchire e rinvigorire i terreni. Alternando, nelle rotazioni colturali, la semina del grano a quella della canapa. Fu così che in tutta l’Etruria prese piede e fu coltivata principalmente per la sua fibra, dalla quale si ricavava un tessuto molto resistente che trovava impiego in vari settori: agricolo, bellico, navale.

A Cerveteri un’anfora di bucchero (ceramica nera sottile e lucida prodotta dagli Etruschi) ritrovata in una necropoli risalente al VII secolo avanti Cristo riporta la più antica testimonianza scritta della canapa in Europa. La ceramica è dipinta con scene che richiamano il mito greco degli Argonauti, che caricano sulla propria nave una lunga vela. Su un lato della vela è ben visibile la scritta kanna. Gli studiosi hanno interpretato tale scritta come il corrispondente etrusco del termine greco kannabis, cioè canapa. 

L’incontro-scontro tra la civiltà etrusca e quella romana non poteva prescindere dalla canapa. I Romani misero in pratica su tutti i loro territori le fruttuose conoscenze agricole degli Etruschi conquistati ed esplorarono tutti i suoi possibili utilizzi.

Dioscoride, medico di Nerone, ne “I materiali della medicina” (III, 165-166), parlava della canapa come di un medicamento molto utilizzato nell’antica Roma per lenire le infiammazioni e ridurre i gonfiori.

Nell’Antica Roma, il canabetum o cannabetum, cioè il terreno coltivato a canapa, era diffuso in varie parti della penisola. Una rara prova storica dell’esistenza di un campo coltivato a canapa, nei dintorni di Patavium (Padova), è costituita da un’iscrizione sepolcrale databile tra il II e il III sec. d.C rinvenuta con ogni probabilità a Bovolenta a sud est di Padova, oggi conservata a Este nel Museo Nazionale Atestino.

Troviamo testimonianze sull’uso della canapa nella “Naturalis Historia” di Plinio il Vecchio (23-79 d. C) che parla di “Canapa alta come alberi”.

Galeno nel II secolo d. C., nel suo “De facultatibus alimentorum”, scrive che la cannabis è un medicamento utile ad eliminare l’aria dallo stomaco, a combattere il mal d’orecchio e tutti i tipi di dolore.

Nel IV secolo d.c. Pseudo Apuleo, nel suo Erbario, testo molto considerato durante tutto il Medioevo, descriveva ampiamente la canapa come ottima medicina.

Nel Medioevo la coltivazione si affermò, in particolare nell’XI secolo, in tutta la pianura padana e la maggior parte della fibra veniva prodotta in Emilia.

La canapa divenne un prodotto di enorme valore economico, sociale e strategico.

Le potenze marinare come Venezia che avevano ambizioni egemoniche divennero dipendenti dalla tela e dalle corde di canapa. La canapa infatti era più forte del cotone e più resistente all’acqua salata. La domanda di tele e corde da navi in canapa era altissima.  La coltura della canapa divenne quindi una coltura strategica a sostegno dell’espansione delle Repubbliche Marinare. Infatti nelle campagne vicino ad Amalfi, Pisa, Genova e Venezia iniziò a svilupparsi la coltivazione di canapa da fibra. Le pianure del casertano rifornivano Amalfi, le pianure del pontino Gaeta, la piana trevigiana Venezia, la campagna di Carmagnola Genova.

La canapicoltura riuscì, così, a raggiungere il picco più alto fin dalla metà degli anni Trenta del XX secolo. La produzione di canapa era concentrata nei territori piemontesi, emiliani, veneti e campani.

Nei primi decenni del XX secolo l’Italia era il secondo maggior produttore di canapa del mondo (dietro soltanto alle distese smisurate dell’Unione Sovietica). La varietà “Carmagnola” forniva la miglior fibra in assoluto e le rese unitarie per ettaro erano (e potrebbero ancora essere) maggiori che in ogni altro paese.

Nel 1940 infatti l’Italia dedicava alla coltura della canapa 90mila ettari del proprio territorio. Producevamo più canapa di quanta se ne produca oggi in tutto il mondo. L’Italia era inoltre tradizionalmente il primo fornitore della Marina Britannica.

Declino e riscoperta della canapa

Unendo la passione per l’ambiente alle sue capacità imprenditoriali, Henry Ford volle realizzare una vettura che «uscisse dalla terra». Affidò il progetto ai suoi migliori ingegneri e dopo molti anni di ricerca realizzò un’automobile perfettamente ecosostenibile ed ingegnosa. Il prototipo dell’HEMP BODY CAR fu esibito nel 1941 al Dearborn Days festival di Dearborn (Michigan), città natale di Ford.

Era una macchina interamente realizzata con bioplastica di soia e canapa e alimentata a bio etanolo di canapa (carburante derivato dalla fermentazione dei semi di canapa). Era la prima vettura costruita interamente in plastica, leggera, resistente ed elastica. Alla presentazione del veicolo Henry Ford si fece filmare mentre colpiva con una mazza la carrozzeria della vettura senza che questa si ammaccasse.

Purtroppo a causa degli eventi bellici e dell’improvvisa morte di Ford il progetto venne abbandonato.

Con l’avvento delle lobby del petrolio, cominciarono a essere imposte sul mercato le fibre sintetiche, come il nylon di importazione americana.

La demonizzazione della canapa, con la sua equiparazione ad una pianta drogante, le campagne proibizioniste e l’introduzione di leggi restrittive, portarono ad un graduale abbandono delle coltivazioni.

Nel 1961 l’Italia aderì, insieme alla maggior parte dei paesi di Europa ed America, alla “Convenzione Unica sulle Sostanze Stupefacenti”, un accordo internazionale che vietò la coltivazione della canapa.

La canapa sparì non solo fisicamente, ma venne meno anche dal ricordo e dalle tradizioni popolari.

La fibra di canapa fu completamente sostituita con materiali sintetici, con tutte le conseguenze di impatto ambientale ed economico che ci portano oggi a desiderare un mondo più plastic free.

Il nuovo quadro legislativo, meno stringente e la ricerca di materiali sostenibili a livello ambientale stanno ridando vita a questa filiera produttiva così strategica. Progressivamente la canapa riprende piede nella produzione agricola italiana.

Bio AgriGea ritorna alle origini e si fa promotrice della riscoperta della canapa industriale.